Ben ritrovati lettori incantati!
La scuola è ufficialmente finita e ora mi tocca impostare la routine estiva, mare, letture e lunghe passeggiate all'aria aperta...riuscirò a resistere fino a settembre? Confido nei miei amici librosi! Sicuramente tante storie allieteranno le infinite giornate di calura...per fortuna!
Oggi ritorno con una nuova recensione, vi parlo di un romanzo per ragazzi. Una storia delicata e purtroppo anche molto attuale!

L'ANNO IN CUI IMPARAI A RACCONTARE STORIE
LAUREN WOLK
Editore: Salani Editore
Pagine: 278
Prezzo: 14,90 euro
Sinossi: Come Il buio oltre la siepe, a cui è stato paragonato da tutti i critici che l’hanno recensito, questo libro è la sintesi perfetta di avventura, suspense, impegno civile. Ambientato nel 1943, all’ombra delle due guerre, è il racconto di una ragazzina alle prese con situazioni difficili ma vitali: una nuova compagna di classe prepotente e violenta, un incidente gravissimo e un’accusa indegna contro un uomo innocente. Annabelle imparerà a mentire e a dire la verità, perché le decisioni giuste non sono mai facili e non possiamo controllare il nostro destino e quello delle persone che ci sono vicine, a prescindere da quanto ci impegniamo. Imparerà che il senso della giustizia, così vivo quando si è bambini, crescendo va difeso dalla paura, protetto dal dolore, coltivato in ogni gesto di umanità.Una scrittura nitida e coinvolgente dà voce a una delle protagoniste più forti della letteratura contemporanea e terrà incollati alle pagine sia i ragazzi che gli adulti. L’anno in cui imparai a raccontare storie è già un classico.

"L'anno in cui imparai a raccontare storie" è stato paragonato a un grande classico della letteratura mondiale "Il buio oltre la siepe", un appunto non trascurabile per chi come me ha amato il secondo e desiderava ritrovare tra queste nuove pagine la vera essenza della vita.
Voliamo in America, precisamente in un piccolo paesino della Pennsylvania. Sono i primi anni del secondo conflitto mondiale e la nostra giovane protagonista, Annabelle, di soli dodici anni ci darà una vera e propria lezione di vita. La coraggiosa e determinata ragazzina vede turbato il suo equilibrio personale dall'arrivo di una nuova compagna di classe. Betty, la cattiva, la prepotente o l'egoista, insomma chiamiamola come ci pare, il risultato non cambia, darà del filo da torcere alla giovane Annabelle. Il sentiero che a piedi percorrono da casa verso scuola e viceversa è il luogo protagonista di atti di bullismo, una manciata di minuti destinati a diventare pretesto di ansie e paure.
Il mio mondo, fino a quel momento stabile, si era messo a girare come una trottola e a ogni giro mi sentivo più confusa.
L'astuzia e l'arroganza di Betty destabilizza emotivamente Annabelle che da istinto si chiude in se stessa timorosa nel confessare i soprusi subiti, ma poi inevitabilmente il suo piccolo ma doloroso segreto emerge creando una catena di eventi che come un uragano la investiranno a pieno. I tanti fatti che accadano, come l'incidente dell'amica del cuore Ruth, o quello che vede coinvolto un fratellino di Annabelle, e ancora la successiva scomparsa di Betty, sono tutti episodi che indirettamente faranno cadere la colpa su Toby, un uomo innocente, reduce dalla prima guerra mondiale il quale a seguito di quest'atroce esperienza vive vagabondando sulle colline con una barba incolta, trasandato nel vestiario e con a tracolla tre fucili. Il suo aspetto non rassicurante lo rende un facile bersaglio da incolpare e Betty "la cattiva" lo intuisce!!!
Ciò che accomuna "Il buio oltre la siepe" a l'ultima opera di Lauren Wolk è la medesima caratterizzazione dei personaggi. La determinata Annabelle, la figura di Toby incolpato senza apparenti prove, e la fastidiosa Betty ci inducono a paragonare "L'anno in cui imparai a raccontare storie" al classico di Harper Lee, ovviamente il tutto traslato ad un pubblico più giovane. Di conseguenza la struttura narrativa è molto semplice e scorrevole, fattore notevolmente apprezzato che ci accompagna all'epilogo con estrema naturalezza e velocità. Il personaggio Annabelle mi è piaciuto; la sua spiccata determinatezza di arrivare fino in fondo con l'intento di scoprire la verità e discolpare chi in realtà è stato chiamato in causa solo in seguito a facili pregiudizi e la sua fermezza nel raccontare storie solo per raggiungere il suo obiettivo incurante del pensiero degli adulti ma testardamente convinta in ciò che realmente crede, allontanandosi coraggiosamente dal pensiero della massa, è un gran bel esempio per i giovani di oggi. Annabelle vittima di bullismo, attraverso la sua storia apre uno spiraglio di speranza alimentato da quel coraggio che talvolta viene a mancare ai nostri giovani. Decide di parlare, mettersi in gioco e far valere il suo giudizio. Giovane ma eroica in "L'anno in cui imparai a raccontare storie" Annabelle ci insegna molto, questo il motivo per il quale la sua storia deve essere letta e divulgata nelle scuole, deve diventare argomento di discussione e di apertura al dialogo. In fin dei conti la parola scritta ha questo importante ruolo, essere letta e se dalla sua lettura riusciamo ad estrarre un valido insegnamento che ben venga!
Oggettivamente "L'anno in cui imparai a raccontare storie" ha una bella morale e rientra a pieni voti tra le letture da consigliare ai ragazzi ma se devo esporre un mio personale giudizio, sarà che forse ho qualche anno in più, non ho sentito un eccessivo trasporto emotivo nonostante gli apprezzati colpi di scena e il finale dolce amaro invitante alla riflessione.












