Recensione - "L'arminuta" di Donatella Di Pietrantonio
Buon pomeriggio lettori, oggi vi parlo di un libro delicato e crudo allo stesso tempo, L'arminuta di Donatella Di Pietrantonio pubblicato da Einaudi, pag. 163.
Sinossi: Ci sono romanzi che toccano corde cosí profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L'Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche piú care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo.
Una ragazzina di tredici anni viene restituita alla sua famiglia d'origine senza un apparente motivo. Lei è "l'arminuta", in dialetto abruzzese la ritornata.
Ci troviamo in Abruzzo nella metà degli anni '70, Donatella Di Pietrantonio ci dipinge uno spaccato di vita talmente realistico che sembra viverlo. L'arminuta si ritrova a vivere in una casa diversa da quella nella quale è cresciuta. Affidata a sei mesi agli zii paterni e cresciuta tra gli agi nella città sul mare, tutta dedica allo studio e a frequentare corsi di danza e nuoto in compagnia delle amiche, quando, alla soglia dell'adolescenza si ritrova a bussare alla porta di una famiglia a lei fino a quel momento sconosciuta, giustificata è la sgradevole sensazione di sentirsi un'estranea nella propria famiglia. Sangue del proprio sangue eppure le persone con la quale dovrà imparare a convivere sono dei perfetti sconosciuti. Orfana di genitori viventi, si sente abbandonata e tradita dalle persone a lei care. In questa nuova avventura è la sorella di qualche anno più piccola, Adriana, a starle vicino, a insegnarle a crescere in fretta, e si, perché in quel contesto sociale bisogna darsi da fare, aiutare in casa, accudire il fratello più piccolo e nei ritagli di tempo magari studiare.
"Nel tempo ho perso anche quell'idea confusa di normalità e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. E' un vuoto persistente, che conosco ma non supero. Gira la testa a guardarci dentro. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascia. La sola madre che non ho mai perduto è quella delle mie paure."
Donatella Di Pietrantonio con la sua sapiente penna ha concentrato in centosessantatré pagine le contrapposizioni della sua terra natia, l'Abruzzo. Il divario tra il paese rurale e la città sul mare è evidente, così come emerge chiaramente il diverso insegnamento educativo inculcato da entrambe le famiglie alla ragazzina. Nella famiglia biologica dell'arminuta, nonostante le notevoli difficoltà nel tirare avanti, si evince un'economia domestica perfettamente ingranata in quel contesto sociale. Il padre che lavora alla fornace, la mamma casalinga, una casa affollata da figli dove il sonno viene condiviso nella stessa stanza e addirittura condiviso è anche il materasso occupato spesso da due persone una a piedi e l'altra a "coccia" , le mazzate usate per educare e il poco cibo da dividersi, dipingono un quadro di disperazione e miseria dove l'arminuta comunque riesce a distinguersi grazie alla sua istruzione. Per lei non è semplice adeguarsi alla sua nuova famiglia e fare i conti con quel senso di abbandono che non la lascia mai, non si capacita del perché della "scelta" e sarà, appunto, la sua sorellina ad aprirgli gli occhi e metterla di fronte alla realtà.
E' l'arminuta che in prima persona si racconta, il lettore è spettatore di una storia che tocca le corde più profonde del nostro cuore. Lo stile pulito, sopraffine, essenziale va quasi in contrasto con alcune parole in dialetto abruzzese creando una piacevole armonia. Palese è il sentimento di abbandono che trasuda dalle pagine spingendoci a comprendere i motivi che spingono i genitori adottivi a restituire la ragazzina, ponendoci dinnanzi a una cruda verità. Quante situazioni conosciamo dove adulti egocentrici e capricciosi, che per soddisfare un proprio desiderio non mettono in conto di avere davanti persone con un cuore che pulsa e batte ad ogni vibrazione? E nel caso dell'arminuta sono anche capaci di assorbire le conseguenze delle scelte imposte, costringendoli da soli a trovare un posto nel mondo? E l'arminuta troverà la sua dimensione?
L'arminuta è un romanzo delicato e ruvido allo stesso tempo, una storia priva di colpi di scena ma non per questo poco accattivante, anzi è appunto la semplicità nel raccontare il quotidiano di una ragazzina con le sue ansie e le sue paure a rendere questo breve racconto unico nel suo genere.
Bravissima! Hai saputo descrivere il romanzo in modo magistrale! Spero che vinca lo Strega.
RispondiEliminaLea
Lo spero anch'io Lea! Grazie alla tua recensione e a quella di Tessa mi sono approcciata a questo romanzo che reputo un piccolo gioiellino da custodire nella propria libreria. Sono veramente felice di averlo letto!
EliminaRecensione meravigliosa! :)
RispondiEliminaCredo che ne inizierò la lettura in questi giorni e le tue parole, insieme a quelle di Lea, mi anticipano la bellezza che devo aspettarmi da questo romanzo...
Grazie di cuore Anna! Un romanzo che tutti dovrebbero leggere, breve ma intenso.
EliminaRecensione molto interessante, complimenti ^_^
RispondiEliminaCiao Patrizia, è sempre un piacere averti tra i miei lettori!
EliminaL'ho appena letto e lo recensirò nei prossimi giorni! Sono d'accordo con la tua recensione, questo libro mi ha toccata nel profondo (poi, da abruzzese, sono anche di parte!) e l'ho trovato bellissimo soprattutto per lo stile: pulito, incisivo, dotato di grande personalità letteraria. Una storia che rimane nel cuore e si fa ricordare dopo la lettura (l'ho letteralmente divorato!). Brava, bravissima la Di Pietrantonio, una scoperta inaspettata della mia terra.
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